Il peperone piemontese
I quattro lobi caratteristici del peperone piemontese ne conferiscono la tipica forma quadrata. Le sue generose dimensioni e la polpa spessa e carnosa lo hanno reso un ingrediente immancabile della cucina regionale.
Prime testimonianze di coltivazione
Le prime testimonianze della coltivazione di questo peperone risalgono al 1914, quando la Società Orticola Astigiana bandì il “Concorso a premi per la razionale coltivazione degli orti nel circondario di Asti”, dimostrando la grandissima produzione dell’ortaggio su tutto il territorio astigiano.Nei decenni successivi il peperone si afferma come una coltura privilegiata della zona della Motta Costigliole d’Asti, soprannominata “piccola California”.Di colore giallo o rosso vivido, quest’ortaggio si caratterizza per il gusto intenso e dolce, dato dall’elevato contenuto zuccherino.
Il presidio Slow Food
Il peperone quadrato raggiunse la sua massima produzione negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso: numerosi erano infatti i camion che dall’astigiano trasportavano i peperoni verso le grandi città come Torno e Milano.In seguito la produzione di peperoni venne progressivamente sostituita con quella delle nocciole, tanto da rendere la varietà astigiana quasi introvabile.Grazie alla volontà di alcuni orticoltori e alla collaborazione del comune di Asti, dall’agosto 2021 il Peperone Quadrato piemontese è diventato presidio Slow Food.
Curiosità
Per le nonne piemontesi pronunciare correttamente la frase: “Dui provron bagnà ‘nt l’euli”, ossia “due peperoni bagnati nell’olio”, era considerato il superamento dell’esame di dialetto. Un’altra prova dell’importante ruolo del peperone nella tradizione culinaria piemontese.